La mediazione, introdotta con il D. Lgs. 4 marzo 2010, n. 28 e s.m., è lo strumento di risoluzione alternativa delle controversie che permette alle parti di evitare i costi e le lungaggini di un giudizio ordinario, attraverso il raggiungimento di un accordo condiviso, il cui contenuto viene dalle stesse liberamente stabilito attraverso l’intervento di un mediatore.
Decorsi 13 anni dall’introduzione in Italia dell’istituto della mediazione, la Riforma Cartabia, in ultimo, è intervenuta, da un lato, per la necessità di fare tesoro e di normare legislativamente molte prassi stratificatisi nella pratica applicativa e, dall’altro lato, per porre delle regole aggiornate all’esercizio dell’attività di mediazione e ai mediatori, per aumentarne la professionalizzazione, incrementare la trasparenza e l’efficienza dello svolgimento del servizio e richiedere il mantenimento di elevati livelli di competenza dei mediatori tramite un’attenta formazione sia iniziale che continua.
La Mediazione può essere frutto di scelta volontaria delle parti, ma per diverse materie è condizione obbligatoria di procedibilità del contenzioso giudiziario indispensabile per l’instaurazione del giudizio civile.

La Mediazione assume, quindi, definizioni diverse a seconda della fonte da cui deriva:
– Obbligatoria
– Disposta dal Giudice
– Volontaria ( o Facoltativa)
– Concordata (o Contrattuale)

I vantaggi per chi decide di usufruire di questa opportunità sono numerosi:
i costi contenuti e già predeterminati delle spese di mediazione;
la celerità nella definizione della controversia, con l’eliminazione delle incertezze della sentenza e del rischio di condanna alle spese, in caso di soccombenza;
l’assoluta informalità della procedura: le parti, in accordo con il mediatore, sono libere di gestire gli incontri di mediazione in base alle loro esigenze senza dover sottostare a regole predeterminate;
l’efficacia vincolante del verbale di conciliazione, che costituisce titolo esecutivo, analogamente alla sentenza del giudice.